La mania del controllo

Tra gli aspetti che più apprezzo della fotografia di paesaggio la mancanza di controllo della scena è forse al vertice. Non abbiamo alcun modo di modificare a nostro piacimento la luce, le nuvole, il cielo, la marea e così via.
Per me è l’ideale, perché implica che sia io a dovermi adattare al paesaggio e non viceversa, a dover fare il primo passo di questa nuova conoscenza, osservando attentamente ciò che la natura mi sta presentando in quel momento. Si presume che seguendo con impegno e serietà tale approccio la qualità delle fotografie si alzi esponenzialmente (e la quantità si abbassi, poiché scattiamo di meno ma in maniera più consapevole, con buona pace dei produttori di schede di memoria), dal momento che diventiamo estremamente ricettivi e aperti a diverse possibilità creative. Questo è il tipo di approccio alla scena che personalmente condivido.

Eppure, molte volte quando ci relazioniamo con una scena rimaniamo delusi, perché le condizioni non sono quasi mai quelle desiderate; vogliamo il controllo, ma l’impossibilità di ottenerlo ci rende mentalmente chiusi e scoraggiati. In pratica, non ci adattiamo; dopodiché, può capitare che spendiamo il nostro tempo in composizioni piatte che rispecchiano tale stato d’animo oppure che mettiamo via tutto quanto, rinunciando definitivamente a scattare.
Se da un lato partire con un’idea fissa può mostrare grande dedizione e determinazione a raggiungere il risultato, dall’altro può indurci a escludere qualsiasi altra soluzione che, chissà, potrebbe addirittura funzionare e risultare più gradevole.
Ecco perché credo che pianificare eccessivamente un’uscita fotografica possa rivelarsi controproducente. Questo però non significa che la pianificazione non sia rilevante.

È importante acquisire nuove conoscenze, imparare diverse tecniche, prendere confidenza con le funzioni della fotocamera, ma alla fine la chiave per creare dei lavori coerenti con chi noi siamo è lavorare prima di tutto sulla nostra persona. Conoscendo meglio noi stessi, sarà più chiara la direzione che vogliamo prendere.
Ciascuno di noi ha una propria visione che va coltivata, ma cerchiamo tutti i modi possibili per evitare la fatica del percorso e giungere direttamente al traguardo.
Capire quali sono i nostri punti di forza e quali invece i punti deboli su cui intervenire richiede tempo e pazienza, ma è di vitale importanza se veramente vogliamo progredire.

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