Un gradito ritrovamento
Qualche giorno fa mi trovavo a Milano in un laboratorio presso il quale è possibile utilizzare uno scanner di fascia alta per digitalizzare negativi e/o diapositive, per la precisione uno scanner a tamburo virtuale.
La sera precedente, mentre aprivo le buste contenenti i negativi degli ultimi 12 mesi che poi avrei esaminato su una tavoletta luminosa, scegliendo quali portare con me, mi è passata tra le mani una striscia di negativi in bianco e nero che per mesi era caduta nel dimenticatoio.
Di quella striscia di dodici fotogrammi due hanno catturato subito la mia attenzione. Ancora adesso riesco a tornare con la mente a quei precisi istanti e a percepire il vento di quel pomeriggio di maggio nel parco naturale della Lessinia in Veneto; tuttavia, quando andai a ritirare i negativi sviluppati, tutto il resto della serie mi parse da scartare e così automaticamente anche quei due fecero la stessa fine, venendo ignorati per parecchi mesi.
Perciò, ritrovare quei negativi è stata una piacevole sorpresa e studiandoli nel dettaglio e osservando con una lente di ingrandimento la messa a fuoco, i dettagli nell’erba o nel cielo provavo una certa emozione nell’immaginare che cosa avrei potuto ottenere da una loro scansione.
Quel giorno, in realtà, contavo di utilizzare quasi esclusivamente la Nikon Z6, quale corpo macchina principale, per fotografare il paesaggio e solamente per sfizio avevo scelto di portare anche la Zeiss Super Ikonta, una fotocamera di medio formato 6x6.
Lavorando i file ottenuti dalla scansione, mi sono subito reso conto di come, rispetto allo scatto mostrato sopra, questi mi trasmettessero più emozioni, forse per la composizione che reputo migliore o per il formato quadrato, che personalmente apprezzo molto o ancora per l’atmosfera che il bianco e nero in questo caso trasmette, nonostante io solitamente mi muova in maniera più disinvolta nel mondo del colore.